venerdì 11 marzo 2016

"Intreccerò la mia tristezza"

"Mia nonna diceva che quando una donna si sentirà triste, quello che potrà fare è intrecciare i suoi capelli: così il dolore rimarrà intrappolato tra i suoi capelli e non potrà raggiungere il resto del corpo.
Bisognerà stare attente che la tristezza non raggiunga gli occhi, perché li farà piangere e sarà bene non lasciarla posare sulle nostre labbra, perché ci farà dire cose non vere. 
Che non entri nelle tue mani – mi diceva – perché tosterà di più il caffè o lascerà cruda la pasta: alla tristezza piace il sapore amaro.
Quando ti sentirai triste, bambina, intreccia i capelli: intrappola il dolore nella matassa e lascialo scappare quando il vento del nord soffia con forza.
I nostri capelli sono una rete in grado di catturare tutto: sono forti come le radici del vecchio cipresso e dolci come la schiuma della farina di mais.
Non farti trovare impreparata dalla malinconia, bambina, anche se hai il cuore spezzato o le ossa fredde per ogni assenza. 
Non lasciarla in te, con i capelli sciolti, perché fluirà come una cascata per i canali che la luna ha tracciato nel tuo corpo.
Intreccia la tua tristezza – mi diceva – intreccia sempre la tua tristezza.
E domani, quando ti sveglierai con il canto del passero, la troverai pallida e sbiadita tra il telaio dei tuoi capelli". 
Paula Klug, scrittrice messicana

Ho sempre avuto i capelli lunghi e da piccola mi sottoponevo al rituale della treccia, che mia madre e mia nonna, con mani esperte, eseguivano ogni mattina e ogni sera prima che andassi a dormire, tra la mia insofferenza e i miei piagnistei. Se mi avessero raccontato questa storia, io ci avrei creduto e il supplizio sarebbe stato meno penoso. Nonostante questo pero`, non ho mai smesso di farmi la treccia e adesso che sono grande ed altrettanto esperta me la faccio da sola, ogni volta penso a questo racconto.
Ora con una nuova consapevolezza intreccio i miei capelli meticolosamente, catturando granelli di malinconia e briciole di amarezza, perché e` vero che poi la tristezza sbiadisce e, mesta, se ne va; basta intrappolarla da qualche parte. 
In India ho visto trecce lunghissime e nerissime, custodi di chissà quali segreti. 
Mi chiedo se le donne indiane conoscano questa storia...
Nel Palazzo di Udaipur, India

3 commenti:

vitto e libri ha detto...

bellissimo questo passo...non sapevo che la tristezza potesse essere intrecciata e custodita, grazie... <3 :))

Teresa ha detto...

Ebbene sì! :-) Provaci quando si fa sentire. :-)

Teresa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.